Itinerario Lungo

Partendo dall’Agriturismo La Torre e passando per San Michele attraverso le piste ciclabili si arriva a Crema dove si può visitare il Duomo il cui edificio attuale è frutto della ricostruzione, di lunga durata, resa necessaria in seguito alla distruzione della città operata da Federico Barbarossa nel 1160. Nulla si sa circa la fondazione dell’edificio originario, leggendariamente indicato come S. Maria della Mosa, mentre grazie all’imponente campagna di restauri effettuata negli anni Cinquanta del Novecento (1952-59) dall’architetto Amos Edallo, se ne è ipoteticamente ricostruito lo sviluppo antecedente la distruzione, e le successive fasi costruttive che hanno condotto alle forme attuali. Gli elementi architettonici rinvenuti non solo nella porzione absidale, dove sono ancora visibili nella sottostante cripta, ma anche lungo le navate e presso la facciata, hanno fatto ritenere che un primitivo edificio (dai caratteri indefiniti), fosse stato ampliato o sostituito con una costruzione romanica che, indicata per la prima volta in modo generico in un documento del 1098 e più specificamente come ecclesia sancte Marie de Crema nel 1143, venne probabilmente edificata a partire dalla seconda metà dell’xi secolo, con una superficie pressoché corrispondente all’attuale, ma dall’alzato più modesto. Si visita la piazza del Duomo, le vie del centro ed il Museo civico ed Antropologico di Crema e del Cremasco, un museo di Crema, istituito nel 1960. È ospitato nell’ex-convento di Sant’Agostino ed è composto da alcune sezioni, fra le quali quella archeologica, quella storica e quella artistica, costituite da oggetti, documenti e opere d’arte prevalentemente attinenti al territorio cremasco.
Dopo decenni di richieste da parte della cittadinanza, l’istituzione del Museo fu ufficializzata con delibera comunale nel 1959. I lavori partirono sotto la direzione di Edallo, e portarono in poco tempo ad una prima provvisoria sistemazione del materiale nel frattempo raccolto. Nel maggio del 1963 avvenne l’inaugurazione vera e propria: il patrimonio museale era stato suddiviso in alcune sezioni: storica, musicale, artistica, ma anche cartografica, ceramistica, numismatica, folkloristica e artigianale. Oltre alla figura di Edallo, si ricorda in particolare il coinvolgimento di Winifred Treni De Gregory e del pittore Gianetto Biondini, che curò la sezione artigianale ma soprattutto quella artistica, una delle più corpose del patrimonio museale. Nel 1965 vennero inaugurate due nuove sezioni: quella dei cimeli garibaldini e quella archeologica, resa particolarmente ricca dalla scoperta poco tempo prima di alcune tombe longobarde a Offanengo. Nel maggio del 2014 è stata inaugurata la nuova sezione di arte moderna e contemporanea, ampliata rispetto al nucleo precedente e dedicata ad opere del XIX e del XX secolo, selezionate a cura del critico d’arte Cesare Alpini. L’anno successivo è stata istituita la sezione di arte organaria, omaggio alla tradizione cremasca nella realizzazione di organi a canne e primo percorso museale italiano dedicato a questo tema.
Si prosegue in direzione Ripalta Vecchia frazione di Madignano, arrivati lì, si prosegue in direzione Ripalta Arpina; durante il suggestivo tragitto immerso nel verde del Parco del Serio, si può ammirare il Santuario della Beata Vergine del Marzale. Il santuario del Marzale, più semplicemente il Marzale come viene popolarmente chiamato l’edificio, si trova lungo la stretta e tortuosa strada che da Ripalta Vecchia conduce a Ripalta Arpina snodandosi sul crinale di due valli fluviali, quella del Serio da un lato e quella del Serio Morto dall’altro. I dintorni della chiesa conferiscono a questo luogo sacro un’atmosfera di intimo raccoglimento, di calma e riflessione; circondato dai pioppeti, nel mezzo del Parco del Serio, il santuario è posto sull’estremità della riva alta del fiume Serio, alla quale si accede scendendo una scala alta i dodici metri circa di strapiombo che separano il Marzale dal fiume cremasco.
È un luogo carico di significati religiosi: la tradizione sacra e popolare parla di un’apparizione (non supportata da documenti scritti) che sarebbe avvenuta nel XIV secolo.
Arrivati a Ripalta Arpina si prosegue il percorso tramite la pista ciclabile in direzione Montodine; in questo tratto di strada si può ammirare il tratto del corso del fiume Serio.
Arrivati a Montodine, passando per il il paese si possono osservare il Palazzo Benvenuti e la Chiesa Parrocchiale.
Tra gli edifici civili, sulla sponda settentrionale del Serio si distingue il complesso del palazzo Benvenuti, costruito presumibilmente in due fasi. Si presenta come un edifìcio rustico munito di una torre dall’evidente scopo difensivo fatta erigere nel 1646 da Gerolamo Benvenuti; la posa della prima pietra fu benedetta dallo storico cremasco Antonio Canobio, rettore in quegli anni della parrocchia di Montodine. Il fondatore di questo ramo dei Benvenuti, imparentato con quello di Crema, pare fosse Tommaso, i cui discendenti erigeranno in seguito il palazzo di Montodine. Fra gli esponenti più importanti si ricordano oltre ai succitati Gerolamo e Mario (quest’ultimo famoso non solo per il fatto d’armi che si verificò nel 1648 presso il ponte del fiume Serio, ma anche per vari eccidi, fra i quali si ricorda quello perpetrato ai danni del conte Scotti (il temibile Ugialù da Bocasère), Cesare Donato che nel 1740 fu nominato Abate Generale dei Lateranensi. Il Casato si estinse con la morte della Contessina Camilla Marozzi-Benvenuti nel 1929; ciò rappresentò per Montodine una grave perdita, perché andarono dispersi tutti gli arredi e le armi antiche, mentre le memorie scritte, il famoso fondo Benvenuti, e i quadri raffiguranti i personaggi più importanti del casato si trovano a Crema.
Il palazzo fu donato ai Salesiani e oggi è proprietà della parrocchia.
Fu edificata in due fasi successive: nella prima, la costruzione si estese fino a comprendere due soli altari laterali (1731); nella seconda, una volta demolita la piccola chiesa precedente, il nuovo tempio fu completato e successivamente consacrato da Mons. Lombardi nel 1757.
l progetto della chiesa parrocchiale è da attribuire, presumibilmente, all’architetto Giovanni Battista Donati di Lugano. La facciata, recentemente restaurata, possiede linee movimentate e un solenne portale. L’interno è riccamente decorato e conserva pregevoli dipinti tra cui i/ Trasporto di Gesù al Sepolcro di Vittoriano Urbino, l’Annunciazione di T. Pombioli, la Via Crucis firmata da G. Desti e infine una splendida pala d’altare dipinta da G.B. Botticchio, rappresen­tante la Madonna e San Zeno, che una volta si trovava nell’ oratorio dedicato al Santo, appeso alla parete sopra l’altare.
Attraversando, poi, la piazza del paese, si prende la vecchia strada che portava e porta a Moscazzano dove si può ammirare la Villa Albergoni. La splendida villa Albergoni di Moscazzano, costruita sulle rovine di un antico castello di precedenti feudatari, è posta su un pianalto verso l’Adda, in una zona paludosa di difficile controllo politico. Uscendo leggermente dal paese si può visitare il Santuario della Madonna dei Prati.
Il santuario della Madonna dei Prati (in dialetto cremasco: santüare dala Madòna di Pràcc) è un antico luogo di culto mariano situato a Moscazzano.
Il santuario sorge a nord-est dell’abitato e tiene fede al nome trovandosi tuttora in aperta campagna. Lo si raggiunge tramite una piccola strada che parte dall’arteria comunale che conduce a Crema.
Le origini del culto non sono note: la tradizione racconta che sulle rive dell’Adda fu ritrovata una statua della Beata Vergine che venne collocata in un oratorio presso le cascine Colombare, ridenominato Madonna del Fango; secondo altre fonti la reliquia fu posta propria all’interno di un edificio posto nello stesso luogo dell’attuale santuario.
È certo, comunque, che nel 1483 nelle campagne a nord di Moscazzano sorgeva una chiesa dedicata alla Madonna dei Prati vetusta e cadente: il vescovodi Cremona autorizzò i Padri Domenicani ad utilizzarne i mattoni per costruire un nuovo edificio (dedicato alla Madonna del Fango) purché su un pilastro fosse dipinta un’immagine dedicata alla Madonna dei Prati in demolizione. Col tempo l’intitolazione della vecchia chiesa ha prevalso ed oggi con questo nome è noto il santuario.
Proseguendo sulla strada vecchia che portava e porta a Crema si rientra a Ripalta Cremasca all’Agriturismo La Torre.

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